
La carta, flessibile, fragile o resistente, ma soprattutto riciclabile, in tutte le sue varianti si presta a utilizzi infiniti, a volte impensabili, ma, fortunatamente, sempre con un occhio rivolto alla sostenibilità. La carta ha origini lontane, non solo nel tempo ma anche nello spazio; e se la sua invenzione è antica, di certo non è più giovane il fenomeno del suo spreco.
Inutile ricordare che sprecare la carta significa distruggere alberi e sperperare acqua, due fonti di vita, invece, da salvaguardare. La carta ha, infatti, un impatto ambientale elevato; basti pensare che per estrarre la cellulosa da cui si produce la carta, ogni anno i colossi industriali deforestano migliaia di ettari di boschi, liberando la CO2 immagazzinata nelle piante e togliendo così “respiro” al mondo.
Ciononostante, gli scenari globali non sono così negativi; infatti, stando ad un’indagine promossa dal Worldwatch Institute lo scorso novembre, parrebbe che la produzione mondiale di carta sia in lieve calo e questo grazie alle politiche ambientali e alle pratiche e tecnologie sostenibili adottate dalla filiera cartacea, soprattutto quelle legate al riciclo e alla modifica delle abitudini dei consumatori. Anche l’Italia si conferma paese sempre più virtuoso nella raccolta differenziata di carta e boxe. Dopo un quinquennio in cui la raccolta si era mantenuta stabile, in quest’anno si è registrato un aumento rispetto all’anno precedente.
A confermarlo è anche il XX Rapporto Annuale sulla raccolta differenziata di carta e boxe in Italia di Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica). Dal design alla moda passando per l’arte, l’architettura e l’editoria la carta è dunque passata da simbolo dello spreco a quello dell’ecosostenibilità.

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